venerdì 18 ottobre 2013

PEPPE FETISH - Un caso, una fenomenologia

Peppe Fetish è ormai un personaggio conosciuto oltre il mondo del foot fetish. Da cronaca locale partenopea, grazie a internet e a una gran faccia tosta, il nostro protagonista ha conquistato una ribalta nazionale, fiero e incurante di ogni derisione.
Confessiamo di avere notato il fenomeno nel suo primissimo esordio di notorietà, ma per molto tempo abbiamo ritenuto non necessario parlarne per un certo disagio. Fastidio, diremmo, e non nei confronti di Peppe, naturalmente, uomo di un candore disarmante che rende superfluo e pretestuoso ogni commento, ma nei confronti dei diversi sciacalli che gli sono girati attorno.
A farci cambiare idea è stata prima di tutto la persistenza del fenomeno – sono oramai anni che se ne parla – una continuità tale da non poter essere ignorata dai cultural foot fetish studies.

Anzitutto individuiamo il mix che ha reso popolare la figura di Peppe:
- Incarna il feticista dei piedi maniacale che scandalizza ma allo stesso tempo fa ridere: non gli interessa instarurare una relazione con la "portatrice di piedi", l'atto di adorazione del piede è per lui un "rapporto" completo (ma non è un rapporto...), ed è una mera fornitura e in quanto tale soggetta a una contrattazione di natura economica, disponibilità al pagamento che egli confessa senza ipocrisia e che anzi ritiene di obbligo.
- Se in una figura ordinaria tali caratteristiche sarebbero solo oggetto di derisione poco espandibile mediaticamente, la figura di Peppe ne fa davvero un personaggio consumabile a livello di massa: ha una conformazione fisica bohemienne, nobilmente malaticcia, nosferatesca vampiresca, una certa proprietà del linguaggio (quasi sempre superiore ai suoi interlocutori) innata e colorita e ha soprattutto la capacità (e qui sta un punto chiave: voluta!) di creare e utilizzare il proprio personaggio, anche tramite appositi tormentoni: danza con passi di discoteca anni ottanta, ripete infinitamente le stesse dichiarazioni manifesto del proprio feticismo – "tengo un cazzo di marmo", "no gay, no uomini", "piedi sporchi e callosi" – canzoni italiane di successo reinterpretate – "Ho bisogno dei Piedi, sai Dio, se no sto male...".
- E andiamo al motore del funzionamento di tutto: gli altri, quelli che guardano e ne ridono, lo filmano e condividono i video su internet, in particolare youtube. I protagonisti veri e alle spalle della gran macchina del cinismo, cioè del vero funzionamento della nostra società spettacolare di massa.

Perché tanto interessamento per Peppe? Perché fa tanto ridere e desta tanto scandalo?

Esemplare una puntata di questa tramissione, Trashopolis:


Non ci sono dubbi sul fatto che il vero principe del trash sia il suo conduttore: Gennaro D'Auria, coattissimo vesuviano che tratta da cafone la ragazza servita dalla dedizione di Peppe, beve dalla bottiglia tra i resti di un po' di tutto, lattine e cenere... un'incarnazione infima del re dei cinici televisivi, Maurizio Costanzo, maestro e antesignano di coloro che, non avendo proprio nulla da essere e da dire, si servono di fenomeni da mettere alla berlina, per credersi più intelligenti, furbi, assieme al loro pubblico.

Ma non c'è solo questo. E' legittimo ipotizzare che tra coloro che ridacchiano ci siano timidi appassionati dei piedi: un po' come gli omosessuali repressi, si servono di Peppe per sfogare i loro disagi. Lui, invece, gode, incurante delle manipolazioni che, appunto, non lo toccano.

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