mercoledì 30 gennaio 2013


Justine Mattera ha una passione per i piedi, 

i suoi se li fa anche baciare

Ormai sembra sia diventata una passione anche tra i vip. Una parte del corpo, che per molti è insignificante, per altri acquista una nota di vera passione.

di Simona Torrettelli


18 ottobre 2012

La sua è una vera e propria passione! Justine Mattera li adora i piedi, tanto da permettere ad un suo ammiratore di baciarglieli per strada. Stupisce ancora la Mattera, dopo le ultimi dichiarazioni hot circa la sua vita sessuale, e decide di postare sul suo Twitter degli scatti eloquenti. Le immagini si riferiscono al suo incontro con un ammiratore. Justine è seduta all’interno della sua Smart con le gambe fuori dal finestrino e il ragazzo le bacia la pianta del piede con aria estasiata.
Inutile dire che i commenti a questo gesto non si sono fatti aspettare. In questo ultimo periodo sono numerose le star dello showbitz subillate dalla richiesta di mettere in mostra i piedi da parte dei loro ammiratori. E, sebbene alcune si rifiutino categoricamente, altre sono ben più disinibite e non si negano per niente. E’ il caso della Mattera, che sul suo Twitter un posto da padrone la fanno proprio i suoi piedi. I suoi arti sono fotografati in qualsiasi occasione, mentre entra nella doccia o si cambia le scarpe.


Una passione che la Mattera vive in prima persona e che ultimamente sta coinvolgendo una serie sempre più numerosa di fan, che apprezzano le immagini condivise da Justin sul suo Twitter. Uno tra i fan più accaniti è proprio lui, Sergio, che si firma con lo pseudonimo che niente lascia all’immaginazione: Sergiopiedi. Costui è riuscito forse a realizzare uno dei suoi sogni proibiti, cioè sfiorare con le labbra i piedi della sua stella preferita.
Ormai salita sull’onda del gossip dopo aver dichiarato di aver partecipato ad un corso di sesso orale, Justine ci da un assaggio di un’altra sua preferenza che sembra avvicinarsi al fetish. Le immagini dei suoi piedi spopolano sul web, con le unghie laccate di rosso e in ogni posa, i suoi piedi sono proposti in tutte le salse per gli amanti del genere.




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"Bandito Feticista dei piedi" 

condannato a 57 anni



Un uomo di Philadelphia ha ricevuto una condanna a vita per una serie di rapine a mano armata con l'aggravante di aggressioni a sfondo sessuale sulle donne, ordinando loro di togliersi le scarpe in modo da poter succhiare le dita dei piedi.
Richard Casey, 50 anni, noto come ""il bandito feticista dei piedi"", è stato condannato a scontare 57 anni di galera dal giudice Brown.
Due delle vittime di Casey erano in aula, quando Brown ha detto che Casey non sarà  più un pericolo per la società .

Casey era in libertà  vigilata per una rapina del 1992. Successivamente egli si è dichiarato colpevole il 13 Marzo a sei rapine e aggressioni sessuali sulle donne di età  compresa tra 21 e 55 in diversi quartieri di Philadelphia tra il novembre 2006 e gennaio 2007.

http://notizieincredibili.scuolazoo.com

martedì 29 gennaio 2013




Venerdì 15 Giugno 2012

LIVORNO - L'uomo era stato già visto comportarsi nella medesima maniera alcuni giorni prima, ma, al momento non era stata data particolare importanza al fatto, ritenendo che fosse uno scherzo, anche perché l'improvvisato fotografo si era allontanato subito dopo. Di fronte al ripetersi di questo episodio e vista l'insistenza con cui seguiva le vittime prima di immortalarle, l'addetto alla vigilanza ha chiamato una pattuglia del radiomobile.I carabinieri, appena arrivati, hanno contattato discretamente l'uomo, un meccanico livornese 50enne, e lo hanno sentito in una stanza del supermercato. Qui il fotografo, mostrando il contenuto del proprio cellulare, ha ammesso candidamente di essere attratto dai piedi delle signore, a prescindere dalla loro età, purché portassero scarpe aperte ed avessero le unghie delle dita smaltate.Nel frattempo una 30enne, che si era accorta di essere stata oggetto delle attenzioni del pedinatore, aveva chiesto spiegazioni al personale di sorveglianza. Di fronte all'ammissione fatta dal suo estemporaneo ammiratore ha deciso di non adire le vie legali. L'uomo, diffidato dal continuare con quella pratica, è stato lasciato andare.

sabato 26 gennaio 2013

Quando Wilder non va in vacanza

Mai film fu più scisso e sapientemente stonato di Quando la moglie è in vacanza. Il distributore italiano ne aumentò ancora la distonia, perché originalmente il titolo suonava The Seven Year Itch (1955rergia di Billy Wilder) ed ammiccava esplicitamente alla tematica "morale" svolta dal racconto: le tentazioni del tradimento che minacciano l'integrità  di un marito abitudinariamente integerrimo. Tuttavia il matrimonio inizia a invecchiare e la moglie se ne va in villeggiatura, lasciando l'uomo solo in un'afosa e stranita Manhattan. Il titolo italiano portava facilmente alla conclusione attesa: quando la moglie va in vacanza il marito se la fa con la vicina bionda. Questa almeno sarà la conclusione di un bellissimo episodio del telefilm Mad Man (Vacanze romane, terza stagione) che nella fame di citazionismo vintage sembra far riferimento esplicito al capolavoro immortale di Wilder – Pete, collega sottoposto di Don Draper, passa da solo l'agosto del 1963 a New York, tradendo la moglie con una ragazza alla pari dei vicini. L'eroe di The Seven Yer Itch (Tom Ewell) scopre di avere un appartamento comunicante con quello abitato da Marilyn Monroe innamoratissima di lui, in cui vede l'uomo timido e impacciato, dolce e gentile, che ha sempre la meglio sui bulli. Quando la moglie è in vacanza è l'icona assoluta della commedia americana di quegli anni, impareggiabile per sensualità e trasgressione compresse. La malizia aristocratica di Wilder la fa padrona e quest'opera lo consacra come maestro impareggiabile del doppio senso, dove il senso "cattivo" sta tutto nell'occhio e nell'immaginazione dello spettatore. La storia infatti, quella esplicita, è la più finemente bacchettona che si possa immaginare: il marito ha una bionda mozzafiato che gli si infila in casa, beve con lui lo champagne assaggiando patitine fritte, lo bacia, fa una doccia nel suo bagno, gli confessa di essere pazza di lui... e lui si serve di tutto ciò per ricostruire la propria immagine di uomo. Scopriamo così che le sue fantasticherie esogamiche sono nutrite dalla frustrazione di sentirsi non desiderato – non desiderato dalla moglie! – e la possibilità reale del tradimento non farà altro che rinforzare il suo matrimonio, perché egli desidera sua moglie e le vuole essere fedele per scelta e non perché non si danno altre possibilità. Insomma, finisce che Tom Ewell con una pagoda in mano abbandona Marilyn Monroe in accappatoio per raggiungere di corsa la famigliuola...


Il piedino di Marilyn Monroe – ricordiamo che al Museo del Cinema di Torino si possono contemplare un paio delle sue scarpe – è il sensuale protagonista di tutto il film.
All'inizio dell'incontro Marilyn racconta che mentre si stava facendo il bagno per fermare le gocce che scendevano ha infilato l'alluce nel rubinetto incastrandolo senza vie d'uscita. Così chiama un idraulico che data la situazione non nega il pronto intervento anche se è notte. Che vergogna, dice lei, una situazione davvero imbarazzante quella di accogliere un uomo senza lo smalto sulle unghie dei piedi! La scena viene anche immaginata dal protagonista successivamente e quindi deliziosamente realizzata per lo spettatore.
Dopo che sono andati al cinema c'è la famosa scena delle correnti d'aria che alzano la gonna di Marilyn e naturalmente l'inquadratura è tutta dedicata alle estremità. Poi tornano nella casa di lui e lei si toglie le scarpe posando i piedini su un tavolo, magnifici. Gli stessi piedini, da soli, saranno inquadrati nel tentativo di raccogliere una scarpa, perché Marilyn si nasconde, rannicchiata in una poltrona, da un invadente italoamericano incaricato dalla moglie di Tom Ewell di prendere i tappeti per pulirli.


Non ci sono parole, commenti che possano esprimere la potenza creativa e le circostanze che hanno realizzato immagini come questa qua sopra: la divina Marilyn in una vasca e l'alluce incastrato... Solo il culto per queste icone, un culto immortale, può esprimere la devozione e la gratitudine che sono dovute.


venerdì 25 gennaio 2013

La fiamma del peccato

Si fa presto: cinema piedi e... Tarantino. Nulla in contrario riguardo a quel ragazzaccio tutto preso da   cinefilia e american star system, ma l'essenza del fetish in pellicola per noi è Billy Wilder,un gigante imparagonabile. Perché non bastano due piedi, un ammiccamento, nemmeno un'immagine esplicita. Guardatevi uno dei capolavori del regista austriaco-americano: forse non ci sarà nemmeno un'immagine di sesso esplicito, ma verrete avvolti, immersi da una sensibilità, da una sensualità di puro fetish. Più che il contenuto è lo sguardo, questo è il segreto di Billy Wilder. Proponiamo come assaggio un capolavoro noir: La fiamma del peccato (1944).
Con il suo estro erotico, Wilder crea un'icona che ha fatto epoca, Barbara Stanwick, femme fatale, dai tratti torbidi ed irregolari, non bella, ma dalla fatalità trascinante, dall'acconciatura da urlo (e una cavigliera in cui il regista concentra tutto il suo feticismo, del resto Wilder come Hitchcock è il regista più feticista che esista, ancora di più che nel cinema più moderno, perchè sempre covato e represso). (Film Scoop
Non perdiamo di vista la dark lady Barbara StanwyckDovremo dedicarle un intero articolo perché questo piedino preso in mano dalla vittima è una scena che oltre ne La fiamma del peccato ricorre almeno in altri due film, come fosse divenuto una sorta di topos per il cinema di quegli anni. La sensualità sorprendente di questa donna non cessa di colpirci oggi, anzi il glamour vintage ci lascia senza fiato, come quegli uomini stregati da una cavigliera e frastornati, in ginocchi, ai suoi piedi.